La “ciclabile Rossana Maiorca”, capolavoro ambiental-chic del berlusconismo siracusano

Se da un lato, nell’immaginario comune, è ormai sempre più consolidata un’irragionevole ciclofobia, dall’altro, nella cerchia ambiental-chic – ivi inclusi quelli che invece la bicicletta la amano -, si radica sempre più tenacemente una altrettanto irragionevole ferrofobia, che si manifesta non tanto nei confronti delle nuove mastodontiche infrastrutture – giammai messe in discussione in merito ad un assiomatico “progresso” neanche superficialmente analizzato e/o verificato – ma dalle vecchie linee, decisamene più modeste e di gran lunga meno invasive, viste persino come un ostacolo alla fruizione del paesaggio. E se ne benedice la continua dismissione in cambio di una presunta “liberazione” del territorio. Tra i tanti casi emblematici, uno degli ultimi è quello che ha portato alla realizzazione del sentiero ciclopedonale (spesso, impropriamente, indicato come pista ciclabile) “Rossana Maiorca” di Siracusa.

“A fianco alla ferrovia scorreva, parallelo, il classico sentierino largo mezzo metro che serviva ai cantonieri in bicicletta per il controllo della linea.”

Basterebbe questa citazione [1] per chiudere il caso, si potrebbe al limite corredare con qualcuno degli innumerevoli esempi di ciclopedonali realizzate a fianco della ferrovia in casi come questo. Ma non accontentiamoci e osserviamo un po’ più nel dettaglio i vari aspetti.

Il nuovo tracciato, in rosso nella mappa [2], venne inaugurato il 21 giugno 1998, naturalmente in variante sotterranea. In giallo il vecchio tracciato, in parte sostituito dall’attuale “ciclabile”. In nero la breve tratta che portava alla stazione di Siracusa Marittima, anch’essa, ci mancherebbe, dismessa (in questa struttura trascorse la sua infanzia Elio Vittorini, che era figlio di un ferroviere; ora è sede della Capitaneria di Porto).

Qualunque cosa sia stata raccontata e placidamente accettata in questi anni, lo scopo di questa variante era – oltre a quello primario della propaganda del “fare (e disfare) – palesemente triplice, come inesorabilmente confermato dai fatti:

  • favorire il traffico automobilistico eliminando i passaggi a livello e guadagnando superfici stradali;
  • liberare aree edificabili;
  • appaltare un bel lavoretto.

Vantaggi per la circolazione ferroviaria? Questo quanto osservato da allora:

  • la nuova stazione ferroviaria è diventata una stazione di testa, (come quella di Milano o di Roma :D) con tutti gli svantaggi che questo comporta;
  • il “muro dell’ora” tra Catania e Siracusa, del resto già raggiunto negli anni ’60, non è stato mai abbattuto, nonostante gli ultimi lavori di ammodernamento lungo la tratta degli ultimi anni, che ne hanno portato alla chiusura per lunghi periodi;
  • il porto non è più collegato con la ferrovia;
  • il numero delle corse giornaliere è stato sensibilmente ridotto.
La vecchia stazione di Siracusa Marittima [3]

Senza addentrarci ulteriormente in considerazioni ferroviarie, verifichiamo la falsità della tesi, tanto blasonata quanto insostenibile, secondo cui, per la realizzazione della ciclopedonale, era necessaria o quanto meno vantaggiosa, la rimozione dei binari, come abilmente propagandato (la ciclabile è stata inaugurata nel 2008),

E partiamo dalla vecchia stazione, che si trova ancora a fianco della nuova, da cui è separata con una recinzione: cosa si trova adesso al posto della ferrovia? Ovviamente un bel parcheggio! Si prosegue lungo il sedime della vecchia ferrovia su cui è stata ricavata tanta nuova strada e parcheggi e, ad un certo punto comincia il tratto urbano della ciclabile, probabilemente la più ridicola dell’intera Sicilia: una stretta striscia dipinta su un marciapiede, proprio a fianco della strada sottratta alla ferrovia, che prosegue fino al monumento ai caduti, dove la ferrovia iniziava il suo magico percorso litoraneo. Basta chiacchiere: parola alle immagini!

Il vecchio casello all’ingresso della ex stazione come si presenta oggi

Al posto dei binari, a fianco dell’ex casello, oggi c’è la corsia di ingresso al parcheggio

Qui c’era il fascio dei binari in stazione; subito al di là della recinsione in fondo si trova la testa dei binari della nuova stazione

All’uscita dalla vecchia stazione, tanta sede stradale in più, ed anche un bel po’ di stalli di sosta

Qui, dopo un bel po’ di “nuova” strada sottratta alla ferrovia, inizia finalmente anche il tratto urbano della ciclabile: gran parte della sede stradale è stata ricavata sul vecchio sedime ferroviario, mentre è difficile trovare una ciclabile più ridicola, che idealmente sarebbe pure a doppio senso, in tutto il resto della Sicilia

Corso Italia: ecco quel che si trova al posto della ferrovia (lungo la strada, a fianco della ciclabile, c’è ancora  una ex casa cantoniera)

Ecco che al monumento ai caduti inizia il tratto litoraneo

A prescindere dalla citazione iniziale, già dalle prime battute è lapalissiano che qui c’è spazio sia per ferrovia (urbana si intende: numerosi del resto sono gli esempi in cui il tram attraversa aree pedonali) sia per ciclopedoanali a gogo. Si intravede persino un sentierino extra (ce ne sono vari lungo tutto il litorale)
Un treno urbano già fatto, che abbracciava da Nord a Sud l’intera città!

Quasi quasi, mi vien da dire, la ciclabile col suo bianco abbagliande è molto più invasdente della ferrovia con la sua pià discreta massicciata. Ovviamente, ma forse era troppo difficile da immaginare, sarebbero bastati dei passaggi a raso nei punti di attraveramento, permettendo, grazie al treno, la fruizione del mare magari anche ad anziani e disabili, che difficilmente si vedono qui

Ogni tanto ci si imbatte in lunghe e altee trincee: qui è dove probabilmente il ciclo-turista-ambientalista maggiormente si gratifica, facendosi dei flash attipo che è dentro un videogioco

Meglio precisarlo: dove c’è la trincea c’è sempre, ovviamente, già la traccia per un passaggio ciclopedonale alternativo (certo penalizando un po’ la giostra, tuttavia)

Ad un certo punto ci si imbatte nel “parco delle sculture”, inaugurato nel 2015 perché giustamente ssi sentiva il bisogno di creare un’attrazione turistico-culturale. In foto un bel testone capovolto: forse l’artista starà cercando di suggerirci qualcosa.

Eccoci alla vecchia stazione di S.Panagia, con la sua tonnara

Dall’altra parte della ciclabile: qui siamo alla Mazzarona, un quartiere difficile che il treno urbano avrebbe certamente aiutato ad uscire dal suo inaccettabile isolamento

“Che vuoi sapere? Qua non ci viene mai nessuno, questa è una zona malfamata! Mi pare strano che qualcuno si interessi.”
[ci ho messo un po’ a fargli accettare che mi interessa almeno quanto il Duomo]

Al di là della ciclabile, insieme alla spazzatura brucia un capitale inestimabile per l’intera città. L’importante è che l’integerrimo ciclista-podista e l’intemerato urbanista-ambientalista non ne restino turbati.

La giostra per criceti, ehm la ciclabile, finisce qua, nel nulla, presso il centro di raccolta. La vecchia ferrovia tuttavia continua ancora un po’ fino a ricongiungersi al nuovo tracciato presso Targia, non lontano dai ruderi tutt’oggi interdetti di Marina di Melilli. Ma quella è un’altra storia.


 

[1] https://www.antoniorandazzo.it/siracusani/antica-ferrovia.html 

 [2] http://www.lestradeferrate.it/mono65.htm

 [3] http://www.sampognaro.it/FOTOGRAFIE_ANTICHE_DI_SIRACUSA.htm